Nuotando sott’acqua e respirando medicina ero morta di una morte bianca. Macchiati di sangue gli abiti da sposa ormai unti alla terra e alla casa della madre.
La testa mozza di un toro bianco dagli occhi sgranati e le corna dure mi si accostava con il suo fetore che solo la morte tradisce.
Bucando il suo cuore la mia lancia di guerra e’ rotta e poi la peste e le zecche a mangiarmi che ancora le sento salire dai polsi e invadere il corpo esangue e la testa scoppia.
Dalla foresta il ruggito di una leoparda nuda cosparsa del fluido nero correva posseduta da forza immortale.
Saliva di capra e cistifellea di offerta, odore che strappa le narici colte, schiume sacre e fermentati canti si tatuano sui piedi a sonagli che rompono la terra al battito.
Anni di fermo e sete. Perdevo la pelle e la restituivo al serpente del fiume che temevo come chi può tradirsi adesso col suo stesso fiato.
Poi catene. Legati polsi e caviglie. Serva. Perdendo tutto guadagnavo uova, abbondanza occulta della madre, fertile antro o ferita appassionata di vita.
Poi la catena ai polsi e’ marcia e sono libera. Ma il suono delle perle, i segni indivisibili mi tengono unita al patto firmato con il sangue della sposa. In ginocchio servo l’ Amato.
Non c’e’ nulla di romantico in questa medicina atroce, ruvida e schietta che lascia l’ego esangue ad ogni stretta e spirano le onde nel libro della resa.
Il consiglio e’ lascia stare a voler sciamanizzare: frutto amaro di forme vecchie che nel fare trovano nettari di plastica dorata adatta a poveri straccioni senza denti e pieni di bugia.
Non c’e’ nulla di romantico in questa morte viva che mi fa vibrare. Attraversata da Vita di linfa, infinite possibilita’ di un loto d’oro, lacrime di cerbiatto scavano lampi di essere, isole bambine nella terra della scelta e le spire del tuo fiume di gioia mi stritolano finalmente per morirmi a Te.
Storia iniziatica
